Simone Martini, una sfida senza rimpianti

A poco più di un mese dalle Olimpiadi di Tokyo, un ultimo test sulle acque del lago di Paola a Sabaudia determina, una volta per tutte, chi gareggerà nella specialità del singolo nella competizione a cinque cerchi. Sotto gli occhi di Rossano Galtarossa presente sul posto, il traguardo vede transitare per primo Gennaro Di Mauro (Circolo Canottieri Aniene 1892), secondo Luca Chiumento (Fiamme Gialle/Canottieri Padova), e terzo Simone Martini (Canottieri Padova).

Era stato proprio Simone ad arrivare in terza posizione in finale B, nono singolista al mondo, ai Campionati del Mondo assoluti di Linz a settembre 2019, agguantando il pass per Tokyo dopo ben 16 anni di assenza dell’Italia in questa specialità. L’ultima volta era avvenuto nel 2003 con il veneziano Marco Ragazzi. Un’impresa titanica, quella di Simone, allenato da Alberto Rigato, che ci aveva fatto festeggiare in anticipo, ignari di ciò che sarebbe accaduto da lì a qualche mese.

Il 2020 si è aperto infatti con una pandemia che ha costretto tutto il mondo ad affrontare un evento drammatico che non avveniva da un secolo, e il lockdown ha tenuto in casa tutti senza differenze. Molti atleti e sportivi, tra cui Simone, hanno trasformato questo stop forzato nell’opportunità di poter fare bene in ogni situazione, senza disperarsi davanti allo slittamento degli appuntamenti più importanti per la carriera di un agonista. E se con il trascorrere dei mesi sembrava che la situazione potesse essere vissuta in maniera relativamente normale, il 2020 serbava ancora qualche sorpresa, purtroppo.

CP: Simone, che è successo a dicembre 2020?

SM: A dicembre continuavo a sentire dei dolori durante gli allenamenti in raduno, e dopo alcuni esami mi hanno diagnosticato una polmonite bilaterale che mi ha fatto immediatamente fermare. Sono in seguito risultato positivo al covid e, durante la quarantena, una gamba ha iniziato a gonfiarsi: trombosi venosa, sempre a causa del covid. Ho avuto due mesi di fermo assoluto e ancora oggi sono sotto anticoagulanti.

CP: Quindi lo stop è durato fino a febbraio? 

SM: Si, i medici erano molto scettici sul recupero, che pareva impossibile in tempi brevi: con un lento avvio, durante i primi allenamenti la gamba si gonfiava, niente corsa, attenzione con la pesistica… le prime tirate al remoergometro erano sconfortanti, sembrava di aver perso anni di preparazione. E ritrovarsi in una condizione fisica completamente diversa da quella a cui sei abituato non è stato facile.

CP: Ma alla fine ti abbiamo visto in Coppa del Mondo qualche settimana fa: 15° a Lucerna e 14° a Sabaudia a soli tre mesi dalla ripresa degli allenamenti

SM: Sapevo che quest’anno sarebbe stato tutto all’inseguimento di qualcosa che pareva sfuggire, ma non volevo avere il rimpianto di non averci provato, ho lavorato ogni giorno in maniera costante per dare il massimo. Aver subìto la malattia non doveva assolutamente essere una giustificazione. Mi sono solo chiesto: cosa posso fare, come posso lavorare per arrivare nelle migliori condizioni possibili?

CP: C’è amarezza però nell’apprendere che a qualificarsi per le Olimpiadi è la barca, non l’atleta

SM: Chiaro che mi dispiace per Tokyo, è stato tutto molto debilitante ed è capitato in un momento delicatissimo, ma personalmente sono molto soddisfatto di essere riuscito a giocarmela fino in fondo. Onore al merito a Di Mauro che, come da pronostici dopo le prove di Coppa del Mondo, è risultato il più forte.

CP: Ti prenderai un periodo di pausa?

SM: Assolutamente no. Ci sono due appuntamenti a cui tengo molto: a metà agosto spero di partecipare alla Henley Royal Regatta in Inghilterra nella sfida tra singoli maschili, la Diamond Challenge Sculls che si tiene ogni anno dal 1844. E poi a settembre/ottobre si aprono le gare endurance di Coastal Rowing: il campionato italiano a Taranto, i mondiali in Portogallo e l’europeo a Donoratico. Il coastal è come un grosso “svago”: devi essere molto aperto agli imprevisti, a volte fai fatica a remare, pensa che mi è capitato anche di cadere durante i 6 km di gara e di risalire in barca, per arrivare poi quarto e riuscire qualificarmi al turno successivo. Non vedo l’ora, sono pronto a ripartire.

La Canottieri Padova ti ringrazia di vero cuore, Simone, per la tenacia, la costanza e la dedizione dimostrata per questo sport e nella vita. Ricordando che alle prossime Olimpiadi una barca azzurra, la più dura tra le specialità, gareggerà grazie a te, ti dedichiamo le parole che ci accolgono ogni giorno, all’ingresso della nostra sede:

“Se saprai sognare, senza fare del sogno il tuo padrone;
Se saprai pensare, senza fare del pensiero il tuo scopo,
Se saprai confrontarti con il Successo e la Sconfitta,
E trattare allo stesso modo questi due impostori,
allora sarai un Uomo”
[Kipling, Se – Lettera al figlio]